domenica 12 luglio 2009

Che Nasca Rilla!

Ecco a cosa mi costringono le continue richieste di spiegazione da parte di coloro che scoprono, dopo mesi, che l'essere in oggetto è stato battezzato, in realtà, con un nome molto strano, direi quasi... imperativo, e non con quello col quale sono abituati a chiamarlo. Il blog (che immagino consterà di un unico intervento) avrebbe dovuto avere come titolo: "L'importanza di chiamarsi Ugo", ma l'autore ha pensato bene di proteggersi le natiche da un eventuale violazione di proprietà intellettuale, googlando tale frase e scoprendo che Beppuccio l'aveva anticipato di cinque mesi. Beh, pazienza, del resto si , il nome Ugo è fonte inesauribile di ispirazione per chi, come il sottoscritto, ha bisogno di prendersi gioco di una persona in particolare.
Devo confessare che non avevo intenzione all'inizio di far diventare questa storia di tali proporzioni, ma ci ho preso la mano e le cose sono andate come non potevano altrimenti. Per qualcuno, del resto, si è arrivati ad ottenere un miglioramento, difatti il nome Ugo è breve e, lo dico per esperienza diretta, viene percepito più facilmente da chi lo porta, senza quasi necessità di ripetizione in situazioni di affollamento. Facciamo un esempio. Un giorno come un altro, al liceo, Ugo era distratto - o meglio, era attento alla lezione e distratto dal cazzeggio - ed io tentavo di riportarlo sulla giusta strada chiamandolo col suo nome anagrafico che è composto da tre sillabe. "Enrico!"... niente, "Ou! Enrico!" - all'epoca tantissimi lo conoscevano così. "Enriiicoooo!", c'era confusione, nonostante la lezione (wow, ci faccio un film!). "UGO!" e finalmente riuscii a ricevere le attenzioni del soggetto. Ciò mi fece capire molte cose, come il risparmio di tempo che consegue dal presentare un tizio, che ha un nome stampato sulla carta d'identità di tre sillabe, con uno che ne ha a malapena due!
A dire il vero non ricordo se fu questa la goccia, ma il vaso traboccò e cominciò a riempirsi quando un bel dì ebbi l'idea di chiamare il mio amico al telefono di casa, sperando che rispondesse direttamente lui. Il contenuto della telefonata, probabilmente un po' alterato dalla memoria di chi scrive, logorata dal tempo trascorso, ma nella sostanza identico, è il seguente:
Tuuuuu... Tuuuuu... Tuu-clink
"Pronto?"
"Ehm, il signor Rilla?"
"Ehm, Eh-Ehm, no... Sì, ma che vuoi?"
"È il signor Rilla, sì o no?"
"No, ma... Rilla?!"
"Ugo Rilla?"
"Mmm?! Che stai dicendo?"
"Ugo! Ugo-Rilla!"
"No, non capisco"
"Ugo... Rilla..."
"..."
"Ugo, Rilla; Ugo...RILLA; uGO-RILLA"
"... Eh-ehm"
"u-goRILLA... Mmm... Scusa... ma davvero non hai capito?"
"Cosa? No."
"!!!"
"???"
"uGORILLA, gorilla!"
"AH!"
e fu in quel momento che nacque Ugo Rilla.
A conclusione della storiella vorrei confessare che la battuta è stata riciclata, ma "applicarla" a questo essere è stato davvero divertente e probabilmente, se l'avesse capita, tutto ciò non sarebbe successo. Voglio inoltre scusarmi con Enrico Nasca, l'uomo in questione, per avergli causato un problema di duplice personalità, del quale risento, credo, più io, e ringraziarlo per non avermi messo (ancora) una bomba sotto le suole delle scarpe (beh, dopo tutto gli ho fatto scoprire l'ebbrezza di avere un nome di tale cortezza! [ci scriverò dei libri su queste rime che faccio...]).
Spero di aver risolto i dubbi che affliggono gli amici di Ugo (non di Enrico, beninteso) ai quali l'ho presentato con tale nome per questioni di brevità e risparmio energetico, dalle quali sono afflitto.
Un saluto dal vostro "amichevole Trot di quartiere" e... stay hoog!

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